Art Style
Le clonazioni di Vegas
Nell’attuale società contemporanea tutto sembra costruito, tutto doppiato, tutto apparente. A distanza di chilometri e in culture diverse, spesso il format nel vestirsi è quasi simile. In Facebook si possono avere tanti “mi piace” in proporzione alla fama posseduta, però diversi quesiti vengono posti nel tempo. Quanti “i like” sono reali? Quanta intensità ha il famoso pollice verso: un voto di 5 o 10? Gli amici fanno solo numero? Nel mondo, oltre alla pecora Dolly, ci sono altre clonazioni genetiche segrete? Come mai in televisione esistono gli stessi format d’intrattenimento? Una serie di analisi e constatazioni si è dunque posta nel fotografo piemontese Paolo Vegas, all’interno del progetto chiamato “clonazioni”. Un disagio avvertito che si propaga da una società contemporanea e che l’artista traduce, ricostruendolo in diverse fasi dall’ideazione
alla post produzione. Quindi, a differenza del fotoreporter che coglie l’attimo giusto, Vegas plasma e assorbe a livello personale elementi che vengono uniti in una vera e propria coreografia dalle modelle, ai vestiti, agli oggetti fino alle scenografia di fondo. Una lunga realizzazione che tecnicamente vede una stessa persona o più, fotografate in differenti piani dimensionali, che digitalmente si pongono all’interno del contesto creato. Un effetto fotografico di sogno, miraggio e clonazione, al quale viene posto sopra un oggetto reale, che porta l’osservatore all’istante in cui sta vivendo perché tutto è esistente e toccabile.
Tale inserimento permette a Vegas di creare opere fotografiche a pezzo unico, contrapponendosi alla tiratura non sempre dichiarata. Dunque scene d’interni con tracce umane replicate in continui sdoppiamenti, che mettono in relazione personalità diverse dello stesso soggetto. Un insieme di emozioni che Vegas compone perché possiede, come indicava Helmut Newton, “il desiderio di scoprire, la voglia di emozionare, il gesto di catturare”, quindi “tre concetti che riassumono l’arte della fotografia”.