Paolo Vegas
Identità con autore
E’ interessante osservare un territorio attraverso gli occhi di un artista; il suo sguardo esula dai racconti celebrativi che siamo soliti ascoltare quando si parla di una realtà locale.
Biella é stata una grande realtà industriale che si é affermata nel mondo della produzione tessile a livello mondiale; continua a esserlo ancora oggi, nonostante le crisi che hanno contrassegnato gli ultimi anni, in particolar modo per un certo mondo sofisticato e informato, che le riconosce sforzi, qualità e inventiva imprenditoriale.
Si tratta di un mondo internazionale, che gravita sul settore e mantiene il riferimento ad alcuni produttori eccellenti, come simbolo di qualità; la crisi ha, infatti, selezionato verso l’alto la produzione, consolidando storie famigliari e i loro percorsi di crescita.
La produzione biellese è però quasi sconosciuta presso il grande pubblico, abituato a riconoscere i marchi che si affacciano al mercato come veicolo di prodotti finiti.
Nel mondo del tessile il biellese è stato, infatti, principalmente un produttore di semilavorati; prodotti che vanno a comporre un più complesso prodotto finito, che arriva nelle mani del consumatore con un brand diverso che non sempre ne racconta l’origine. Con la loro intrinseca qualità hanno però contribuito in modo sostanziale a promuovere l’immagine del Made in Italy nel mondo. Il carattere del personaggio biellese é poi schivo, poco incline a mostrarsi sul palcoscenico. Pochi, tra loro, come imprenditori, hanno deciso di intraprendere la via del prodotto finito da presentare al pubblico e con essa il rischio di un nuovo e diverso mestiere, fatto anche di ricerca e conquista di visibilità.
Il mondo globale, così ampio e mutevole, a volte lontano dai luoghi di produzione ha, però oggi bisogno di storie, di esperienze da raccontare accanto ai prodotti per dare loro identità. Rinunciare a collegarsi (fisicamente con le vie di comunicazione), a mostrarsi (mediaticamente), a mettersi in gioco (strategicamente) a un diverso e più ampio livello, significa condannarsi a sparire. La ritrosia e la chiusura un po’ elitaria che hanno contraddistinto un periodo d’oro del tessile biellese hanno dimostrato di essere diventate un limite, lasciando parecchie sfide aperte per il futuro. L’invecchiamento della popolazione, la diminuzione degli abitanti, l’assenza di percorsi formativi ad ampio raggio, in grado di attrarre stabilmente nuove forze creative e produttive, sono temi che devono essere affrontati se si desidera dare vita al territorio.
Passare da una produzione mono – industriale a una nuova realtà più complessa che coinvolga il turismo, l’arte, la sanità, la cultura è un passo non scontato che la nomina di “Città creativa Unesco” obbligherà a intraprendere.
Non é un caso che i protagonisti delle opere di Paolo Vegas siano in maggior numero oggi, delle persone. Non più solo delle aziende, forti di un’organizzazione commerciale e di una capacità d’impatto sul mercato, ma singole individualità che più di altre, hanno il coraggio di mettersi in gioco. Alcuni di loro rappresentano delle realtà produttive, certamente, ma in primo luogo testimoniano una volontà personale di contribuire al cambiamento.
Sulla forza trascinante di questi esempi si dovrà costruire un sistema di relazioni che guardi al territorio come capace di esprimere voci diverse, per comporre una sinfonia nuova.
Niente é scontato, nulla sarà come prima, ma, di fondo, l’impegno nel proprio lavoro e l’amore testardo verso il proprio territorio fanno di questi protagonisti dei punti di riferimento per costruire nuovi possibili scenari produttivi, creativi, aggregativi. Su questi scenari, che spaziano dal tessile ad altri inediti settori, sarà possibile fondare la base per la definizione di una nuova identità.
Non é un caso che le sue opere, pur partendo dalla fotografia, non siano statiche e contengano il movimento, la molteplicità della visione e coinvolgano il soggetto in un divenire. Questa fotografia del presente ci restituisce l’immagine di un mutamento.
Il movimento e la visione multifocale rappresentano un passaggio inevitabile per l’arte dopo la fissità della visione che precede la modernità. Il soggetto in movimento che s’impone da Duchamp in poi (Nudo che scende le scale), il futurismo di Boccioni (La città che sale), l’ingresso della velocità nella rappresentazione artistica che arriva a scomporre colori e soggetti, fino ad arrivare al gesto repentino di Fontana che squarcia la tela fanno della compresenza di attimi diversi, colti in divenire, il fulcro espressivo.
La pop art ha poi nuovamente cristallizzato queste istantanee di vita nella ripetizione infinita di un messaggio pubblicitario. Il movimento e la ripetizione, catturati insieme.
Ciò che resta é la consapevolezza di poter avere diverse opzioni da percorrere, di diversi punti di vista possibili, di sempre nuove visioni che si aprono, come panorami inaspettati.
Che il lavoro di Paolo Vegas sia di auspicio per una nuova città che vive, progetta e s’impegna attraverso i suoi attori per un futuro comune. Che essi siano sempre più numerosi e che le scelte non siano univoche e lascino spazio a chi verrà per scrivere ancora nuove inedite poesie.
Luisa Bocchietto