Diego Giolitti

L’arte ha successo quando sceglie di affrontare tematiche universali, sia implicite che esplicite. Per far si’ che cio’ accada, e’ importante considerare quello che separa lo straordinario dall’ ordinario. E’ proprio con questi concetti profondamente radicati nell’essere umano, sia del passato che del presente, che gli artisti possono creare dialoghi emozionanti con la loro pratica, portando il loro lavoro verso nuovi territori.

Cosa potrebbe essere allora piu’ essenziale e universale oltre ai quattro tradizionali elementi? Acqua, Terra, Aria, Fuoco; proposti per prima dagli antichi Greci al fine di esplorare la natura e la complessita’ della materia. Prima dell’avvento della scienza moderna, gli umani hanno trasformato questi quattro semplici elementi in modo nuovo per raccontare e spiegare la completezza della nostra realta’ fisica.

Quando un’artista dei tempi moderni, dotato del benessere e della ricchezza tecnologica a cui siamo cosi’ abituati, ritorna a soffermarsi su temi cosi’ antichi ed universali, possiamo vedere come qualcosa di unico comincia ad accadere, una particolare fusione tra due mondi, l’ antico e il contemporaneo; spesso, per proseguire, dobbiamo rivolgerci al passato.

Quando Paolo Vegas ha accolto questa importante sfida, ha compreso la responsabilita’ che ne deriva, e il risultato del suo lavoro mostra un chiaro apprezzamento sia del mondo antico, che di quello contemporaneo. Quando Empedocle, una delle grandi menti dell’era presocratica, ha compreso che i quattro elementi potevano dare vita a tutte le strutture del mondo, ha affrontato la convinzione che niente di nuovo viene o puo’ venire alla luce; l’unico cambiamento che puo’ verificarsi e’ uno spostamento, o una fusione degli elementi.

Secondo Empedocle, la materia reale e concreta delle cose e’ un ciclo eterno senza inizio ne’ fine, ma soltanto una combinazione di transizioni da uno stato all’altro. Le opere di Vegas sono una rivelazione visibile di questo elegante, ma complesso concetto. Vegas ci fornisce delle situazioni pietrificate nel tempo, ma transitorie nella loro natura, immerse in un contesto profondo e significativo.

Mentre le figure e gli scenari sono chiaramente ambientati nel presente, a volte raffigurazioni di persone di fede, a volte di amanti, o a volte totalmente anonimi, i contesti e le ambientazioni durante il quale esistono, interpretano un chiaro omaggio dei quattro fondamentali elementi. Talvolta guardiamo le materie completamente immerse in acqua, mentre altre volte giocano col fuoco; l’aria viene rappresentata come elevazione e la terra puo’ essere vista come forza, cosi’ come distruzione.

Attraverso questa serie di lavori Paolo Vegas ha creato una forte aggregazione tra il concetto di identita’ presente nel ventunesimo secolo e l’antico significato dei quattro elementi. Nonostante questo esista come punto di congiuntura all’interno del lavoro, e’ ancora presente una funzione piu’ ampia da interpretare. La natura dei lavori e’ ambigua, di conseguenza la risposta emotiva varia al variare dell’individuo. Le materie si separano nei vari aspetti della personalita’, rivelandone ogni volta parti differenti della stessa.

Da questa ambiguita’ possiamo comprendere la natura fuggevole del lavoro, da qui vedere come le opere rispecchiano la natura della materia e dei quattro elementi. Nello stesso modo in cui Empedocle sosteneva che Terra, Acqua, Aria, Fuoco fossero in un ciclo constante, transitorio, brutale e trainante; Le opere di Vegas sono concepite senza inizio ne fine, al contrario sono aperte e mutevoli; ambientazioni, contesti, figure ed elementi si fondano su un flusso costante di mutazione. Le opere rappresentano un’istantanea di un universo che si muove in maniera costante; si trovano pietrificate in un angolo eterno della nostra grandiosa realta’ fisica. Ed e’ in questo luogo che comprendiamo la stessa fondamentale verita’ che gli antichi Greci scoprirono per primi; nel mondo della fisica niente di nuovo puo’ avere origine, possiamo solo tener conto di un movimento del mondo molecolare da uno stato all’altro; forse da qui nasce la nostra propensione a creare arte, in quale altro modo i due mondi, quelli dell’antico e del contemporaneo, possono fondersi con tale liberta’, e in quale altro nuovo territorio potrebbero essere cosi’ facilmente scoperti?

Diego Giolitti

Art finds most success when it chooses to tackle universal themes, whether implicitly or explicitly, a fundamental thematic content is what separates the extraordinary from the every-day. It is in taking on these deep-rooted concepts of human existence, past and present, that artists can create exciting dialogue within their practice, pushing their work into new territories.

What then could be more fundamental and universal than the classical four elements? Earth, Water, Air, Fire; first proposed by the ancient Greeks in order to explain the nature and complexity of matter. In a time before modern science, humanity turned to these four simple elements as a way of explaining the entirety of our physical reality.

When an artist of the modern day, equipped with the wealth of advanced technology that we have become so accustomed to, returns to such ancient and universal themes, we can see something unique begin to happen, we can see a bringing together of the ancient and contemporary worlds; often we find that in order for progression, we must look to our past.

When Paolo Vegas took on this very challenge he understood the responsibility that came with it, and the resulting body of work shows a clear appreciation of both the ancient and contemporary worlds. When Empedocles, one of the great minds of the pre-Socratic era, first established the four ultimate elements which he believed made all the structures in the world, he did so with the understanding that nothing new comes or can come into being; the only change that can occur is a shift between, or merging, of the elements. Empedocles knew that the very matter of things is an eternal cycle with no beginning or end, merely a set of transitions from one state to another. The works of Vegas are a visual manifestation of this elegant, yet complex, concept. Vegas provides us with situations, frozen in time, yet transient in nature and immersed in a deep and fundamental context.

Whilst the figures and the scenarios in the images are clearly of the here and now, sometimes depicting people of faith, sometimes lovers, sometimes totally anonymous, the settings and surroundings in which they exist play clear homage to those four fundamental elements. At times we see the subjects immersed entirely in water, whilst others play with fire; air is depicted as elevation and earth can be seen as both strength and destruction.

Through this series of works Paolo Vegas has created a strong mergence between identity in the 21st century and the ancient concept of the four elements. Whilst this exists as a visual conjuncture within the work, there is still a wider function at play. They are ambiguous by nature, we take from them what we want, and the emotive response becomes variable within the individual. His subjects are split into aspects of the self, each portraying different fractions of the same personality.

It is from this ambiguity that we understand the transient nature of the work, and thus see how the works mirror the nature of matter and the four elements themselves. In the same way that Empedocles believed that Earth, Water, Air and Fire were in a constant shifting cycle, pushing and pulling; Vegas’ works have been made with no clear beginning or end, they are open and shifting; scenarios, figures, elements, are all found in a constant state of flux. The works act as a snapshot into the constantly shifting cosmos; they find themselves frozen still in a timeless corner of our grandiose physical reality. Yet it is in this place that we understand the same fundamental truth that the ancient Greeks first discovered; in the world of physics nothing new can come into existence, we merely see a shifting of the molecular world from one state to another; perhaps this is why we are driven to create art, in what other field could the ancient and contemporary worlds come together with such freedom, and where else could new territory be so readily discovered?

Diego Giolitti